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Plenaria Pontificio Consiglio della cultura e Teilhard de Chardin: approvata petizione al Papa per rimuovere il Monitum

18 novembre 2017

di Flavia Grossi
           

L’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura ha accolto una proposta da far giungere a Papa Francesco, in cui si chiede di contemplare se sia possibile rimuovere il Monitum della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio sulle opere di P. Pierre Teilhard de Chardin, S.J.
La petizione è stata accolta sabato 18 novembre durante i lavori dell’Assemblea riunitasi sul tema Il futuro dell’umanità: nuove sfide all’antropologia. La proposta, come rilanciato dal quotidiano online S.I.R., è motivata così: “Riteniamo che un tale atto non solo riabiliterebbe lo sforzo genuino del pio gesuita nel tentativo di riconciliare la visione scientifica dell’universo con l’escatologia cristiana, ma rappresenterebbe anche un formidabile stimolo per tutti i teologi e scienziati di buona volontà a collaborare nella costruzione di un modello antropologico cristiano che, seguendo le indicazioni dell’Enciclica Laudato Si’, si collochi naturalmente nella meravigliosa trama del cosmo”.

Papa Francesco potrebbe ricevere la proposta nei prossimi giorni e questa si troverebbe in linea anche con il suo discorso pronunciato durante l’Assemblea Plenaria in cui ha auspicato un «maggiore dialogo anche tra la Chiesa, comunità dei credenti, e la comunità scientifica». Pierre Teilhard de Chardin non è certo figura nuova per il Papa che lo ha citato in una nota dell’Enciclica Laudato si' (cf. n. 83) cogliendone il contributo positivo a un cristocentrismo di respiro cosmico. Noto per l’alto valore apologetico della sua opera, soprattutto in ambito scientifico, considerato da molti un pioniere nell’analisi dell’evoluzione biologica alla luce della fede, Teilhard fu oggetto di disposizioni disciplinari da parte della Congregazione dei Gesuiti negli anni ’20 del secolo scorso e di un Monitum da parte dell’allora Congregazione del Sant’Uffizio.

Il Monitum arrivò il 30 giugno 1962, 7 anni dopo la morte del Gesuita. Nel documento, di una decina di righe, si spiegava che i suoi testi di carattere teologico e filosofico contenevano gravi errori per la dottrina cattolica. Non furono indicati però titoli o argomenti di riferimento. Le opere di Teilhard de Chardin erano state pubblicate da pochissimo tempo, infatti videro la luce solo dopo la sua morte avvenuta a New York nel 1955 ed ottennero un’inattesa risonanza. Fu allora che il Sant’Uffizio decise di imporre il Monitum. Monitum che arrivò molti anni dopo le sanzioni disciplinari da parte dei suoi superiori che comprendevano la sospensione dall’insegnamento di materie di carattere filosofico-teologico negli studentati gesuiti, nonché il divieto di pubblicare saggi su questi temi. Tutto nacque da alcuni appunti del 1922 che Teilhard preparò su richiesta di un confratello e nei quali espose una visione del peccato originale e dello stato di natura primitiva dei progenitori, ritenuta non conforme alla comprensione dogmatica dell’epoca. Gli appunti, pur se non destinati alla pubblicazione, furono inviati al Sant’Uffizio, che chiese ai suoi superiori di formalizzare un intervento nei riguardi del gesuita francese. Nacquero così i provvedimenti disciplinari e una successiva diffidenza verso le opere di Teilhard, che durò per tutta la sua vita. Nel 1927 e nel 1940 inviò alla Curia Generalizia dei Gesuiti a Roma due opere per l’approvazione ma furono entrambe respinte. Teilhard continuò a scrivere e i suoi testi circolarono per lo più privatamente nella sua cerchia di amici, fino alla sua morte quando i suoi manoscritti vennero dati alle stampe.

Dopo il Monitum del 1962, diversi autori hanno sottolineato l’importanza del suo lavoro, soprattutto da un punto di vista apologetico e per l’ispirazione che ha saputo portare agli interrogativi di tanti uomini di scienza. Un esempio su tutti è quello di Theodosius Dobzhansky, uno dei padri della teoria dell’evoluzione biologica che ha fatto sue le tesi del paleontologo gesuita dedicandogli l’ultimo capitolo del suo libro di riflessioni filosofiche sulla vita The Biology of Ultimate Concern.

Non sono mancati apprezzamenti dal lato ecclesiale. Poco prima del Monitum fu pubblicato il volume del teologo Henri De Lubac, Il pensiero religioso del Padre Teilhard de Chardin, in cui si offrono le chiavi per un’ermeneutica attenta al pensiero dell’autore. Papa Paolo VI, pochi anni dopo il Monitum, in un discorso sulle relazioni fra scienza e fede del 1966, parlò di Teilhard come di uno scienziato che aveva saputo, scrutando la materia, trovare lo spirito, e che aveva dato una spiegazione dell'universo capace di rivelare in esso la presenza di Dio, la traccia di un Principio Intelligente e Creatore (cfr. Allocuzione , 24.2.1966, Insegnamenti , IV (1966), pp. 992-993). Altre menzioni positive su quest’autore si riscontrano nel 1981, in occasione del centenario della sua nascita, in due lettere: una di Padre Arrupe, Superiore Generale della Compagnia di Gesù e un’altra dell’allora Segretario di Stato Agostino Casaroli, scritta a nome di Giovanni Paolo II e indirizzata all'allora Rettore dell’Institute Catholique di Parigi mons. Paul Poupard. Infine, nella enciclica Laudato si' (2015), papa Francesco cita Teilhard de Chardin alla nota n. 53 , nel n. 83 del documento, a proposito dell'idea, certamente presente nel pensiero del gesuita francese, che «il traguardo del cammino dell’universo è nella pienezza di Dio, che è stata già raggiunta da Cristo risorto, fulcro della maturazione universale».

Aggiornamento: La lettera è stata consegnata a Papa Francesco nei giorni successivi