- Le recenti innovazioni tecnologiche, mettendo a disposizione strumenti estremamente potenti, aprono altresì questioni etiche, politiche, economiche e filosofiche ineludibili.
- Le acquisizioni teoriche e tecnologiche tra fine Ottocento e Novecento hanno fornito i presupposti per lo sviluppo dei computer e, poi, dell’Intelligenza Artificiale.
- L’ingegneria genetica e la robotica hanno rimesso in questione la distinzione tradizionale tra biologico e artificiale.
- Il rischio di delegare a macchine e algoritmi attività tipicamente umane è evidente in vari settori. La vera domanda non è ciò che l’Intelligenza Artificiale può o non può fare, ma ciò che deve o non deve fare.
- L’impatto ambientale delle nuove tecnologie e il controllo dei flussi di informazioni personali sono tra i principali problemi ancora aperti.
- Contro l’utilitarismo e la deresponsabilizzazione, la Chiesa cattolica propone una visione “integrale e integrata” riguardo al rapporto tra uomo e tecnologia.
- La tecnologia non è neutrale ma ha sempre una valenza etica e deve essere finalizzata al servizio e alla promozione dell’umano.
Infodemia, algoretica, intelligenza connettiva, sistemi autonomi, bioinformatica… E ancora: blockchain, cloud, data mining… Per non parlare di termini gergali italianizzati come: chattare, zippare, scannerizzare… Se il linguaggio esprime la cultura di un’epoca, sono molti i concetti e le parole con cui dobbiamo fare i conti per capire il mondo in cui viviamo, e per comprendere, in ultima istanza, come sta modificandosi la percezione che abbiamo di noi stessi.
Nel 2000 Bill Joy, uno dei protagonisti dell’informatica della Silicon Valley, in un articolo sulla rivista Wired, che suscitò molte discussioni – “Perché il futuro non ha bisogno di noi” – sostenne che genetica, nanotecnologie e robotica, sono in grado di costruire sistemi tecnologici che possono mettere a rischio il futuro dell’umanità più di quanto abbiano fatto, un secolo fa, le tecnologie nucleari, biologiche e chimiche nel settore degli armamenti. La sua affermazione si basa sulla constatazione che le attuali tecnologie sono più facili da realizzare, alla portata anche di singole persone, e meno controllabili, perché particolarmente complesse. La sua conclusione è che anche nel settore dell’informatica mantengono importanza e attualità gli interrogativi etici e i principi di responsabilità e di precauzione.
In un’epoca che ritiene di essere avviata in modo inarrestabile verso un futuro in cui l’uomo sarà completamente padrone di se stesso e del mondo, rimangono ineludibili le domande sul rapporto tra conoscenza scientifica e applicazioni tecnologiche. Esse sono, in particolare: il significato autentico del progresso, la relazione tra natura e cultura, l’esercizio della libertà e della responsabilità nelle applicazioni tecnico-scientifiche, il senso del limite, il rapporto fra razionalità e sfera emotiva nella determinazione del comportamento umano, il governo delle tecnologie e il loro autonomo sviluppo.
Le grandi acquisizioni scientifiche del Novecento si sono trasformate in strumenti tecnologici perfezionati nel giro di pochi decenni. Ma è soprattutto per effetto delle applicazioni delle tecnologie digitali che il progresso tecnologico ha conosciuto uno sviluppo rapido e pervasivo, fino a diventare oggi la cornice ineliminabile della nostra vita quotidiana.
Tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento gli studi di logica (Boole), di matematica (Turing, Church, Gödel), di elettronica delle valvole e dei transistor, hanno posto le basi per la costruzione di computer e di apparati digitali, permettendo di realizzare le “macchine da calcolo” immaginate da eminenti studiosi dei secoli precedenti (Pascal, Leibniz, Babbage). Così nel giro di tre decenni, tra il 1930 e il 1960, furono costruiti i calcolatori elettromeccanici (Zuse), quelli elettronici (Atanasoff e Berry) e i computer (von Neumann). Negli anni Cinquanta l’Italia guadagnò una posizione di rilievo, con la C.E.P. (calcolatrice elettronica pisana) e con l’ELEA realizzato da Mario Tchou all’Olivetti.
L’“universalità” della macchina, ottenuta per mezzo di programmi codificati e memorizzati, e l’estensione delle sue funzioni dal calcolo alla gestione delle informazioni, per una certa similitudine con le attività intellettive dell’uomo, ha indotto a parlare di Intelligenza Artificiale (Turing, Minsky, McCarthy). Inizialmente gli studi di I.A. si proponevano di riprodurre artificialmente l’intelligenza umana, ma per molte ragioni ci si limitò in seguito ad applicare i computer (e i robot) allo svolgimento di alcune funzioni tipiche del comportamento umano (Somalvico).
Il legame tra scienza e applicazioni tecnologiche non chiama in causa soltanto temi di natura etica e filosofica sul rapporto tra conoscenza e suo utilizzo, ma anche aspetti economici e sociali riguardanti il sistema industriale e produttivo necessario per la realizzazione, e le aspettative del mercato che orientano la diffusione. Il concetto di “neutralità” della scienza e della tecnologia sono ormai superati dall’impatto che esse hanno sulla cultura e sulla società, mentre la logica del profitto trova nelle tecniche di marketing metodi sofisticati per creare bisogni e alimentare una logica di sostituzione con sempre nuove versioni degli apparati tecnologici.
Accanto a potenzialità immense, che hanno portato a definire il nostro tempo “Rinascimento digitale” (De Kerchove), molti autori additano i rischi di delegare alle macchine attività tipiche dell’uomo, rendendolo meno capace di esercitare le caratteristiche peculiari della propria umanità: pensare, conoscere, decidere, scegliere, agire con responsabilità, entrare in relazione con gli altri.
Le tecnologie digitali hanno prodotto un vero e proprio “mutamento antropologico”, in almeno due settori fondamentali: l’ingegneria genetica e la robotica. Nell’ingegneria genetica, dopo le acquisizioni di microbiologia, biochimica, biologia molecolare, il contributo dell’informatica ha permesso di sequenziare il DNA e ha aperto la strada ad applicazioni in grado di manipolare i geni, con la prospettiva di riprodurre artificialmente la vita umana. In tal maniera non solo la sfera riproduttiva viene separata da quella sessuale ma si rendono anche equivalenti la vita umana “naturale” e quella “artificiale”.
Nella robotica la realizzazione di robot “intelligenti” tende a far scomparire, almeno nella mentalità comune, la differenza tra persona umana ed essere artificiale. In questa direzione spingono anche iniziative come quelle che vorrebbero definire la “personalità giuridica” del robot per giungere a stabilirne anche una qualche forma di “responsabilità civile”. Pur essendo prive di reale fondamento scientifico, iniziative di tal genere, motivate soprattutto dagli interessi dei grandi gruppi assicurativi, rischiano di avere un impatto notevole a livello di cultura sociale.
La disponibilità di tecnologie potenti e complesse produce alcuni effetti rilevanti. a) Una concezione utilitarista e deresponsabilizzante, che si esprime con l’affermazione “se è fattibile, perché non dovrebbe essere fatto?”. b) L’idea che le macchine e gli algoritmi possano compiere le attività umane meglio di quanto l’uomo stesso riesca a fare. c) Le gerarchie sociali sono determinate da chi produce e possiede le tecnologie: non si tratta di confini esclusivamente legati ad aspetti economici, né solo al “digital divide” culturale, ma al potere che la tecnica attribuisce a chi può “creare la vita” a suo piacimento.
Oggi tutti concordano sul fatto che l’avvento delle tecnologie digitali rappresenta un cambiamento epocale, ma a differenza di altre svolte storiche del passato (si pensi alla prima rivoluzione industriale e ai fenomeni di luddismo), nessuno pensa che si possa ritornare indietro. È pertanto indispensabile affrontare i nodi cruciali del cambiamento in atto, e cercare di comprenderne la genesi e la portata, che appaiono immediatamente visibili nei fenomeni sociali.
In ogni settore di attività le Information and Communication Techonolgies (ICT) hanno prodotto effetti notevoli, ma è probabilmente l’ambito delle applicazioni legate alla comunicazione, alla diffusione della conoscenza e ai modelli di relazione interpersonale in rete che si assiste alle modifiche più sostanziali, che incidono sul modo stesso di vivere degli esseri umani.
Sempre più frequentemente gli sviluppi tecnologici si orientano all’organizzazione di “smart city”, in cui la mobilità, il consumo di energia, il funzionamento degli apparati domestici, l’economia della condivisione e il lavoro d’ufficio a domicilio saranno agevolati dalla disponibilità di reti di comunicazione potenti, da reti di sensori e sistemi di controllo diffusi ovunque in maniera pervasiva, di mezzi di trasporto che si muovono senza la necessità di un guidatore umano.
Per supportare gli apparati intelligenti, i robot intelligenti, le città intelligenti, servono algoritmi sempre più sofisticati, in grado di aggiungere autonomamente alle proprie funzioni di base anche nuove funzioni, sulla base di schemi predeterminati di “apprendimento” a partire dall’analisi di informazioni, per loro natura incomplete, approssimative e incerte. Gli algoritmi decisionali, apparentemente “neutri e oggettivi”, seguono la logica determinata dal progettista o le varianti previste, separando e spezzettando però la responsabilità tra molteplici attori: committente, progettista, costruttore, utilizzatore.
Il lavoro passa in quote crescenti dalle persone alle macchine nell’industria, e dalle persone agli algoritmi nei servizi, modificandone le condizioni con effetti notevoli sul piano della disciplina dei contratti di lavoro, delle prospettive di occupazione e dell’equilibrio tra i tempi di lavoro e il tempo libero. Tra pochi anni sarà necessario ripensare quasi totalmente il sistema dell’istruzione, per qualificare i “nuovi mestieri”, e andrà ridefinito il quadro legislativo sul lavoro, sulla previdenza, sulla fiscalità e sul sistema di welfare.
Nella società degli algoritmi rimangono sullo sfondo due problemi, poco considerati e tuttavia in grado di condizionare l’evoluzione della società e la stessa qualità di vita delle persone. Il primo riguarda l’impatto sull’ambiente delle tecnologie digitali, che avviene non tanto in maniera diretta e visibile, ma attraverso il consumo di energia, necessaria in quantità sempre crescenti. Il secondo riguarda il controllo dei flussi di informazioni personali che circolano sulla rete. L’analisi di grandi quantità di dati e la loro correlazione consente di disegnare scenari e previsioni utili per prevenire o contrastare fenomeni dannosi, ma anche per fotografare con estrema accuratezza i comportamenti e gli orientamenti personali, mettendo le basi per condizionarli secondo gli interessi dei detentori delle informazioni, in maniera inavvertita dagli interessati.
La prospettiva richiamata da Francesco nell’enciclica Laudato si’ (2015) – laddove indica la necessità di una visione “integrale e integrata” riguardo al rapporto tra uomo e tecnologia, tra ambiente naturale e società, richiamando la centralità dell’uomo rispetto al lavoro e del lavoro rispetto all’economia, con una visione di umanesimo ecologico e digitale – rappresenta una interessante pista di riflessione per affrontare i problemi che il mondo tecnologico e globalizzato ci pongono davanti.
Laboratorio interdisciplinare: Mediante una discussione comune, gli insegnanti di diverse discipline elenchino e commentino le differenti caratteristiche attribuite da un lato all’intelligenza umana (memoria, problem solving, intenzionalità, etc.), dall’altro all’intelligenza artificiale (computabilità, big data, etc.). Si confrontino poi insieme agli studenti le possibili sovrapposizioni tra le due forme di intelligenza e le rispettive specificità.
Discutiamone insieme: Il docente guidi una discussione su somiglianze e differenze fra l’elaborazione di dati, conoscenze e informazioni operata da un sistema automatico (algoritmi in una intelligenza artificiale) e l’elaborazione operata da un’intelligenza umana. Chieda poi agli studenti di riflettere se ogni decisione in ambito sociale, tecnico, organizzativo, medico, giuridico, etc. può essere affidata ad algoritmi o se vi sono tipologie di decisioni che non dovrebbero essere delegate a sistemi automatici.
Approfondisci e rifletti: Svolgi una ricerca sulle tre leggi della robotica come esposte nei romanzi di Isaac Asimov. Chiediti quale applicazione avrebbero nel contesto degli strumenti tecnologici contemporanei.
Approfondisci e rifletti: Si stanno sempre più diffondendo robot umanoidi progettati per assistere, prestare servizi e ‘tenere compagnia’ agli umani. Ricerca delle notizie di cronaca sull’argomento e offri le tue personali considerazioni sul tema.
- Le recenti innovazioni tecnologiche, mettendo a disposizione strumenti estremamente potenti, aprono altresì questioni etiche, politiche, economiche e filosofiche ineludibili.
- Le acquisizioni teoriche e tecnologiche tra fine Ottocento e Novecento hanno fornito i presupposti per lo sviluppo dei computer e, poi, dell’Intelligenza Artificiale.
- L’ingegneria genetica e la robotica hanno rimesso in questione la distinzione tradizionale tra biologico e artificiale.
- Il rischio di delegare a macchine e algoritmi attività tipicamente umane è evidente in vari settori. La vera domanda non è ciò che l’Intelligenza Artificiale può o non può fare, ma ciò che deve o non deve fare.
- L’impatto ambientale delle nuove tecnologie e il controllo dei flussi di informazioni personali sono tra i principali problemi ancora aperti.
- Contro l’utilitarismo e la deresponsabilizzazione, la Chiesa cattolica propone una visione “integrale e integrata” riguardo al rapporto tra uomo e tecnologia.
- La tecnologia non è neutrale ma ha sempre una valenza etica e deve essere finalizzata al servizio e alla promozione dell’umano.
Antonio Spagnolo, Bioethics
Bibliografie tematiche:
Riflessioni su progresso scientifico e tecnologico
Opere in rapporto con il Percorso:
M. Gaggi, Homo Premium (2018)
P. Zellini, La dittatura del calcolo (2018)
F. Faggin, Silicio (2019)
L. Giammaitoni, A. Vulpiani, Perché è difficile prevedere il futuro. Il sogno più sfuggente dell'uomo sotto la lente della fisica (2019)
G. Solimine, G. Zanchini, La cultura orizzontale (2020)
La simbiosi fra uomo e tecnica (2013), di G.O. Longo
Sarà possibile fare un computer consapevole? (2015), di F. Faggin
Ecco perché le discipline umanistiche governeranno il digitale (2018), di S. Paliaga
Ambivalenza della tecnica (2018), di V. Possenti
L'incertezza ci salverà (2019), di P. Benanti
I computer e l’eternità (2019), di L. Peyron
Intelligenza artificiale e biotecnologie alleate dell’uomo (2020), di P. Benanti
Il déjà vu e l’intelligenza artificiale (2023), di G. Ascari