La comparsa dell’uomo sulla Terra: evoluzione biologica e culturale

Anna Pelliccia
Sistemi per memorizzare dati, precedenti alla scrittura; 5.500 a.C. Area archeologica di Susa (TO) (da D. Schmand-Besserat, Reckoning before Writing, «Archaeology» 32 (1979) n. 3, pp. 22-31).
In pillole
  • Le grandi domande filosofiche, esistenziali e religiose, sull’uomo, devono tener conto delle sue origini e della sua “storia naturale”.
  • Accanto agli aspetti comuni con altri animali, è importante registrare la singolarità e la specificità dell’essere umano.
  • La stazione eretta e un cervello di grandi dimensioni sono le caratteristiche principali dell’anatomia umana.
  • La capacità simbolica, il pensiero, l’arte, il senso religioso, la capacità di formulare progetti e domande di senso, rappresentano le caratteristiche della cultura umana.
  • La cultura è diventata negli ultimi millenni “la modalità dominante dell’evoluzione umana” (F. Ayala) o la “nicchia ecologica dell’uomo” (F. Facchini).
  • La cultura rappresenta un “trascendimento” nell’evoluzione biologica della vita (T. Dobzhansky).
  • Dal punto di vista della Rivelazione biblica, il concetto di evoluzione, di storia biologica e culturale, presuppone quello di creazione.
  • Pierre Teilhard de Chardin ha suggerito di leggere un valore unificante e progressivo di tutto il processo evolutivo considerandolo alla luce dell’Incarnazione del Verbo, centro del cosmo e della storia.

In ogni programma didattico e formativo la domanda sulla comparsa dell’uomo ha un valore centrale. L’essere umano è il soggetto della cultura e possiede una storia culturale. Le grandi domande filosofiche, esistenziali e religiose sull’uomo devono tener conto delle sue origini e della sua evoluzione biologica, sapendola valutare all’interno della “storia naturale”. Le conoscenze odierne suggeriscono di considerare questa storia naturale non limitandola più al pianeta Terra, ma inserendola nella più ampia storia del cosmo, di cui il nostro pianeta è parte. Gli studenti vanno certamente abituati a questo allargamento di orizzonti.

Un elemento fenomenico di partenza, evidente per molti, è la singolarità e la specificità dell’essere umano nel panorama della storia del pianeta e della vita. Anche se stabilire la causa e l’origine di questa singolarità è cosa ben più difficile, nella quale si intrecciano considerazioni scientifiche, filosofiche e religiose, un dato di partenza, sempre più riconosciuto, è l’unicità dell’uomo e della sua fenomenologia. Se da un lato l’essere umano condivide con il resto degli animali la maggior parte delle strutture e funzioni biologiche, dall’altro percepisce sé stesso come depositario di significati, dotato di un’identità, capace di conferire senso e finalità al suo agire.

Nell’ottica di una formazione interdisciplinare indirizzata agli studenti, occorre individuare le discipline scolastiche entro le quali collocare il tema della comparsa dell’uomo sulla Terra e quindi della relazione tra evoluzione biologica ed evoluzione culturale. La paleoantropologia è la scienza che studia la storia naturale dell’uomo relativamente agli aspetti biologici e al percorso che, attraverso tappe ben precise, lo ha condotto fino al presente. A una prima analisi, dunque, il tema dell’evoluzione umana sembrerebbe riguardare la sola biologia come disciplina. Proprio tale disciplina però ci insegna che gli esseri umani non sono “macchine geniche”: l’espressione dei geni trova il suo fondamento nell’interazione con l’ambiente, attraverso schemi complessi e non del tutto prevedibili. Negli esseri umani, a differenza delle altre specie, l’ambiente assume una nuova valenza: quest’ultimo non è solo oggetto di interazione e di scambio con il vivente, ma viene dall’essere umano sostanzialmente modificato e reso più adatto non solo alla propria sopravvivenza ma più generalmente alla sua forma di vita.

Se la stazione eretta e la presenza di un cervello di grandi dimensioni sono le caratteristiche principali dell’anatomia umana, la capacità simbolica, il pensiero, l’arte, il senso religioso, la capacità di formulare progetti e domande di senso, rappresentano le caratteristiche della cultura umana, non riconducibili direttamente all’assetto biologico, perché proprietà emergenti, capaci di indirizzare l’evoluzione biologica stessa, influendo su di essa. Come riconosce il biologo e filosofo Francisco Ayala, la cultura è diventata negli ultimi millenni “la modalità dominante dell’evoluzione umana”.

Grazie alla biologia molecolare, alla paleoantropologia e alla neurobiologia, la conoscenza dei meccanismi dell’evoluzione biologica umana si è raffinata e abbiamo raggiunto conoscenze importanti. Sugli aspetti più rilevanti della natura umana però, come l’emergenza dell’autocoscienza, del libero arbitrio, del pensiero astratto e simbolico, del senso religioso, ignoriamo ancora molte cose, non abbiamo risposte chiare e cominciamo a comprendere che il piano biologico non è sufficiente a darne una spiegazione esaustiva. Permangono degli interrogativi, privi di risposte definitive, interrogativi che molto probabilmente non saranno risolti dal progresso delle conoscenze scientifiche, perché sembrano coinvolgere un livello epistemologico diverso, che va oltre il metodo scientifico.

La conoscenza biologica, dunque, lascia spazio a riflessioni interdisciplinari più ampie che coinvolgono, in ambito scolastico, discipline quali la filosofia e le scienze umane, prima di tutto l’antropologia culturale, intesa come studio delle manifestazioni culturali umane, e la psicologia, come studio scientifico dello sviluppo e delle caratteristiche della mente umana. Se la religiosità è uno degli aspetti salienti della cultura, lo studio dell’origine dell’uomo e quindi della sua evoluzione culturale è affidato anche all’insegnamento della religione cattolica che fonda la relazione tra Dio e l'essere umano in termini di creazione e di finalismo.

Quali sono gli apporti della biologia e dell’antropologia fisica allo studio dell’origine dell’uomo? Un itinerario didatticamente fruibile è stato proposto, fra gli altri, da Fiorenzo Facchini, un autore particolarmente attento alle questioni interdisciplinari. Grazie anche alle ultime scoperte fatte nel campo della biologia molecolare, gli scienziati sono concordi nel collocare tra 3-4 milioni di anni fa l’inizio della linea filetica che ha portato all’uomo moderno. Tale linea si sviluppa in Africa, nella Rift Valley; l’origine di questa linea è stata identificata con un genere di ominide denominato Australopithecus di cui sono esistite varie specie suddivise in gracili e robuste.

Tra 2,5 e 2 milioni di anni fa compare, sempre in Africa, il genere Homo, con la specie Homo habilis. Rispetto alle australopitecine ha un maggiore livello di encefalizzazione ed è forse la prima forma di Homo che ha lasciato tracce di “comportamento culturale”. I calchi endocranici mostrano in Homo habilis un particolare sviluppo delle regioni cerebrali che nell’essere umano attuale sono deputate, fra l’altro, al linguaggio (area di Broca e di Wernicke). La presenza di Homo habilis è certamente associata alla produzione di strumenti litici e con lui inizia in modo più deciso il processo di crescita encefalica.

A partire da 1,6 milioni di anni fa si afferma la presenza di Homo erectus in Asia e di Homo ergaster in Africa. Il volume encefalico continua ad aumentare, così come la raffinatezza delle forme di cultura, tra cui la domesticazione del fuoco e lo sviluppo di vere e proprie industrie litiche. Tra 200.000 e 100.000 anni fa compaiono le prime forme di Homo sapiens che nell’arco di alcune decine di migliaia di anni raggiunge, circa 20.000 anni fa, ormai tutti i continenti della Terra, colonizzando i territori in cui si stabilisce. L’evoluzione biologica nella specie umana ha seguito meccanismi in buona parte analoghi a quelli operanti nelle altre specie animali e vegetali del pianeta Terra. Tuttavia nel caso della specie umana i meccanismi della selezione naturale darwiniana – rappresentati dall’adattamento all’ambiente, dal lento accumulo e trasmissione delle mutazioni vantaggiose – sono stati affiancati dalla novità di una evoluzione culturale. Influendo sulla morfogenesi della specie umana, tutti questi fattori hanno guidato un cammino evolutivo che dalla comparsa dell’Australopithecus ha condotto fino allo sviluppo di Homo sapiens.

Se l’andatura bipede e un cervello di grandi dimensioni hanno rappresentato le armi vincenti dal punto di vista anatomico-strutturale per l’evoluzione biologica dell’uomo, la cultura e i suoi correlati (rappresentati dalla capacità simbolica, di autocoscienza, di linguaggio, di espressione artistica, tecnica e scientifica, dall’immaginazione e dal senso del sacro) hanno aperto all’uomo un nuovo tipo di evoluzione, vale a dire l’“evoluzione culturale”, contraddistinta da un notevole intervento sull’ambiente, non solo per fini utilitaristici, e che a sua volta ha effetti sul comportamento e sulla costituzione biologica umana.

La cultura viene definita da Facchini come “nicchia ecologica dell’uomo”. Le sue dinamiche non sono totalmente riducibili a quelle puramente biologiche; la cultura attua quello che il genetista Theodosius Dobzhansky definisce un “trascendimento” nell’evoluzione biologica della vita. Lungo la storia evolutiva umana è emersa una nuova strategia adattativa, differente da quella biologica, la strategia culturale, quella che l’antropologo Ian Tattersall definisce come la causa principale della “esplosione creativa”, ovvero quel salto di qualità che ha permesso all’uomo di diversificarsi da tutte le altre specie, di costruirsi, come afferma il neuroscienziato Gerald Edelman, una “seconda natura”.

Questa è irriducibile a “regole epigenetiche di attività cerebrale”, perché l’essere umano adatta la realtà ai propri bisogni, attraverso la creazione di nuove tecniche e di nuovi orizzonti filosofici, artistici, religiosi e interpretativi della realtà, interrogandosi sul senso delle cose e sul significato stesso della propria esistenza. Se l’evoluzione biologica è la chiave interpretativa della storia della vita, l’evoluzione culturale deve aggiungersi come chiave interpretativa per la storia dell’uomo. L’indagine filosofica è dunque chiamata ad accogliere gli spunti di riflessione che le scienze biologiche offrono quando considerano il processo di evoluzione umana.

Un percorso scolastico può mettere in luce con frutto queste aperture, stimolando gli studenti a intraprendere un approccio interdisciplinare ricco, che oltrepassi facili ma insoddisfacenti riduzionismi. Molti sono gli scienziati che, accanto agli aspetti meramente biologici, hanno analizzato dal punto di vista filosofico l’origine delle varie componenti della cultura umana. Importanti sono gli studi di Terrence Deacon, Ian Tattersall, Fiorenzo Facchini, Francisco Ayala, Theodosius Dobzhansky, Emmanuel Anati. Anche filosofi come Etienne Gilson e Jacques Maritain hanno formulato una filosofia dell’uomo e della vita che tenesse conto della storia biologica e culturale dell’essere umano.

La cultura umana include anche l’aspetto spirituale e religioso dell’autocoscienza umana. Il senso del sacro, dunque, fa parte della “struttura originaria dell’esperienza umana” o è il risultato di scelte culturali? L’argomento è sede di un vivace dibattito sia in campo umanistico che scientifico. Le tesi di antropologi quali Durkheim e Malinowski si confrontano con gli studi di Mircea Eliade e con quelli della paleoantropologia. I numerosi lavori di Mircea Eliade e di Julien Ries mostrano che la coscienza religiosa caratterizza Homo sapiens in quanto tale e che la percezione del Numen, l’apertura all’Assoluto, l’idea di un “Totalmente Altro”, sono causati dall’esperienza dell’incontro oggettivo con la realtà, dalla quale l’uomo riconosce di dipendere, non nascono come mero frutto di proiezione soggettiva. Alla medesima conclusione giunge anche il filosofo e fenomenologo Max Scheler.

Dal punto di vista della Rivelazione biblica, il concetto di evoluzione, di storia biologica e culturale, presuppone quello di creazione. Il disegno divino pone l’essere umano come fine dell’evoluzione biologica sulla Terra. Come affermava Dobzhansky, l’evoluzione è il modo in cui Dio crea. L’uomo rappresenterebbe dunque il punto di arrivo del processo evolutivo e la sua unicità e singolarità nel creato consisterebbe, come afferma Joseph Ratzinger, proprio nella sua capacità di dire “tu” a Dio, nella sua libertà di scegliere Dio e di “essere direttamente per Dio”. Un autore che ha cercato di armonizzare le lunghe tappe dell’evoluzione biologica e culturale con una visione cristiana di respiro cosmico è stato Pierre Teilhard de Chardin. Questo autore ha anche suggerito di rileggere il valore unificante e progressivo di tutto il processo evolutivo in senso cristologico, ricordando il tendere del creato all’Incarnazione del Verbo, centro del cosmo e della storia.

Tracce di lavoro

Laboratorio interdisciplinare: L’essere umano va considerato il risultato di un lungo percorso interconnesso di evoluzione biologica e culturale. Ciò ha condotto a riconoscere in esso due dimensioni, una legata alla corporeità, l’altra legata alla cultura/mente/spirito. I docenti di diverse discipline, scienze umane, scienze naturali e religione, guidino un laboratorio sul rapporto fra queste due dimensioni dell’essere umano e su come è stato compreso nel corso della storia, fino ai giorni nostri.

Discutiamone insieme: Può l’idea di selezione naturale (e la conseguente nozione di “sopravvivenza del più adatto”) spiegare interamente le caratteristiche uniche dell’essere umano per come sono mostrate dalle manifestazioni culturali, religiose, esistenziali? I docenti di scienze, filosofia e religione moderino una discussione in classe su questo tema.

Approfondisci e rifletti: Secondo quali autori e in che termini si parla, nell’uomo, di “evoluzione culturale” oltre che biologica? In quale misura la cultura ha fornito una “strategia adattativa” specifica durante il cammino dell’uomo?

Approfondisci e rifletti: Svolgi una ricerca sulla figura di Alfred Russell Wallace, co-fondatore della teoria della selezione naturale insieme a Charles Darwin, in particolare sul ruolo che egli attribuiva a tale teoria per giustificare la comparsa di Homo sapiens.

In pillole
  • Le grandi domande filosofiche, esistenziali e religiose, sull’uomo, devono tener conto delle sue origini e della sua “storia naturale”.
  • Accanto agli aspetti comuni con altri animali, è importante registrare la singolarità e la specificità dell’essere umano.
  • La stazione eretta e un cervello di grandi dimensioni sono le caratteristiche principali dell’anatomia umana.
  • La capacità simbolica, il pensiero, l’arte, il senso religioso, la capacità di formulare progetti e domande di senso, rappresentano le caratteristiche della cultura umana.
  • La cultura è diventata negli ultimi millenni “la modalità dominante dell’evoluzione umana” (F. Ayala) o la “nicchia ecologica dell’uomo” (F. Facchini).
  • La cultura rappresenta un “trascendimento” nell’evoluzione biologica della vita (T. Dobzhansky).
  • Dal punto di vista della Rivelazione biblica, il concetto di evoluzione, di storia biologica e culturale, presuppone quello di creazione.
  • Pierre Teilhard de Chardin ha suggerito di leggere un valore unificante e progressivo di tutto il processo evolutivo considerandolo alla luce dell’Incarnazione del Verbo, centro del cosmo e della storia.
Per approfondire
Dal Dizionario Interdisciplinare
Fiorenzo Facchini,
Uomo
voci tratte da DISF e INTERS
Opere influenti
Charles Darwin,
L’origine dell’uomo
(1871),
Antonio Allegra
Pierre Teilhard de Chardin,
Il Fenomeno umano
(1948),
Silvia Procacci
Theodosius Dobzhansky,
L’evoluzione della specie umana
(1962),
Antonio R. Damasio,
L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano
(1994),
Anna Pelliccia
Indicazioni bibliografiche

Bibliografie tematiche:

Origine ed evoluzione dell’uomo

Opere in rapporto con il Percorso:

F. Facchini, Le origini dell’uomo e l’evoluzione culturale (2006)

O. Horn Stephan e S. Wiedenhofer (a cura di), Creazione ed Evoluzione. Un Convegno con Papa Benedetto XVI a Castelgandolfo (2007)

G. Manzi, Il grande racconto dell’evoluzione umana (2013)