Per rafforzare la presenza femminile nel mondo della Fisica e della Scienza, e al fine di valorizzare le ricercatrici di talento, la Società Italiana di Fisica bandisce su proposta del Comitato Pari Opportunità, un Concorso per assegnare due premi di Euro 2.000,00 (duemila) e diploma, da assegnare a due laureate in fisica che si siano particolarmente distinte negli ultimi 5 anni con le loro ricerche ed appartenenti a due diverse fasce di esperienza (early career & mid to full career), ovvero con anzianità di laurea magistrale minore o maggiore di 10 anni.
Le norme di partecipazione al Concorso sono le seguenti:
- 1) Al concorso sono ammesse le Socie della Società Italiana di Fisica che abbiano fatto pervenire la quota sociale per l’anno 2024 entro l'8 maggio 2024 (*).
- 2) La domanda di ammissione al Concorso, recante le generalità e il recapito della concorrente, deve essere effettuata per le vie telematiche utilizzando l’apposito modulo scaricabile
qui. Ogni domanda completa della relativa documentazione dovrà pervenire per posta elettronica all’indirizzo premio.laurabassi@sif.it entro l'8 maggio 2024.
- 3) Alla domanda la concorrente dovrà unire, sempre per le vie telematiche, i seguenti documenti:
- a. il curriculum vitae et studiorum;
- b. una relazione scientifica illustrante l’attività di ricerca svolta;
- c. l’elenco delle pubblicazioni;
- d. ogni altro documento che ritenga utile ai fini del Concorso.
- 4) La candidata dovrà procurare a corredo della domanda almeno una lettera di presentazione (non più di 300 parole) redatta da una persona referee, secondo le seguenti modalità: il o la referee, preferibilmente di Istituzione diversa da quella di appartenenza della candidata, invierà la lettera in formato .pdf per posta elettronica all’indirizzo premio.laurabassi@sif.it entro l'8 maggio 2024 indicando nell’oggetto “Premio Laura Bassi - nome e cognome della candidata”.
- 5) Il ritardo nella presentazione o nell’arrivo della domanda con la relativa documentazione, qualunque ne sia la causa, anche non imputabile alla candidata, comporterà l’inammissibilità dell’aspirante al Concorso.
- 6) Una Commissione Scientifica nominata dal Consiglio di Presidenza della SIF esaminerà le domande pervenute e proporrà il vincitore. Il Consiglio di Presidenza della SIF attribuirà il relativo premio.
- 7) Il premio verrà conferito in occasione del prossimo 110° Congresso Nazionale della Società Italiana di Fisica che si terrà a Bologna, 9-13 settembre 2024.
(*)Eccetto per i Soci Invitati.
Anche quest’anno si terrà, come di consueto, il Festival dello Spazio di Busalla, città natale del primo astronauta italiano Franco Malerba, giunto alla sua ottava edizione.
Il Festival dello Spazio racconta la storia, i progetti in atto, le opportunità e le prospettive di una delle più affascinanti frontiere della ricerca scientifica e dell’esplorazione del Cosmo.
Il Festival è un’occasione di incontro informale fra la comunità aerospaziale – fatta di ingegneri, astronauti, ricercatori e progettisti, enti scientifici, grandi e piccole imprese, venture capital, scrittori e giornalisti – e i cittadini, siano essi studenti, appassionati o semplici curiosi, per far sì che si parli e si faccia “esperienza” di Spazio in un confronto aperto a tutti e libero da un approccio specialistico. Giunto all’ottava edizione, il Festival è ormai un appuntamento imperdibile per chi si occupa di Spazio in Italia, ed è un punto di riferimento anche dal punto di vista della divulgazione scientifica.
Presto ulteriori informazioni sul programma completo e le attività dell’ottava edizione del Festival dello Spazio sul sito ufficiale:
https://www.festivaldellospazio.com
Luogo: Villa Borzino, Busalla (Genova)
Date: 27-30 giugno 2024
"Simboli, Miti e Senso Religioso negli Esseri Umani sin dal Principio". È questo il titolo del workshop organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze, riservato agli accademici e agli studiosi invitati, in programma mercoledì 27 e giovedì 28 ottobre 2021. L'obiettivo, come suggerisce il nome del simposio, è quello di discutere della particolarità “neuronale” e dell'unicità del genere umano (genus Homo) che lo colloca ad un livello di coscienza superiore a quello degli altri Primati, l'unico capace di pensiero religioso. Anche il senso religioso va tuttavia compreso all'interno dello sviluppo evolutivo dell'uomo e ne vanno esplorate caratteristiche, universalità e contenuti.
Il programma del Simposio è suddiviso in quattro parti (archeologica, etnologica, biolgoica e filosofica) tutte precedute da un’introduzione sulla collocazione sistematica e cronologica del genere Homo e sulla sua genesi così come la conosciamo oggi. Tanti i nomi illustri che prenderanno parte all'evento, come Yves Coppens e Francesco d'Errico. Presenti anche Fiorenzo Facchini, Silvano Petrosino, Donald Johanson e Ivan Colagè. Come scritto in precedenza, l'evento è riservato agli accademici e agli studiosi invitati. Come di consueto, i Proceedings della manifestazione saranno pubblicati successivamente, per far conoscere al grande pubblico l'oggetto delle discussioni e i risultati presentati.
Clicca qui per leggere e scaricare il programma del simposio
Nella mattinata del 4 ottobre 2021, i leader religiosi in rappresentanza delle principali religioni del mondo si sono riuniti con gli scienziati in Vaticano, nell'Aula delle Benedizoni, per chiedere alla comunità internazionale di elevare le proprie ambizioni e intensificare l’azione climatica, in vista della COP26. Circa 40 leader religiosi hanno firmato un appello congiunto, che è stato presentato da Papa Francesco al Presidente designato della COP26, Rt. Hon Alok Sharma, e al Ministro degli affari esteri italiano, l’On. Luigi Di Maio. Tra i firmatari, vi sono rappresentanti di alto profilo di tutte le confessioni cristiane, dell’islam sciita e sunnita, dell’ebraismo, dell’induismo, del sikhismo, del buddismo, del confucianesimo, del taoismo, dello zoroastrismo e del giainismo – rappresentando un gran numero di leader religiosi.
L’Appello
- Chiede che il mondo raggiunga l’azzeramento delle emissioni nette di carbonio il prima possibile, al fine di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali.
- Esorta le Nazioni più ricche e quelle con maggiori responsabilità ad assumere un ruolo guida, intensificando la propria azione climatica a livello nazionale e sostenendo finanziariamente i Paesi vulnerabili affinché si adattino e affrontino il cambiamento climatico.
- Sollecita i Governi ad elevare le proprie ambizioni e la cooperazione internazionale a favore della transizione verso l’energia pulita e verso pratiche di uso sostenibile della terra, sistemi alimentari rispettosi dell’ambiente e finanziamenti responsabili.
- Impegna gli stessi leader religiosi ad una maggiore azione climatica. In particolare, a fare di più per educare e influenzare i membri delle proprie tradizioni religiose e a partecipare attivamente al dibattito pubblico sulle questioni ambientali. I leader religiosi sosterranno inoltre azioni volte a rendere ecologiche le proprie risorse comunitarie, come proprietà ed investimenti.
Con una finestra temporale per ripristinare il pianeta sempre più ristretta, i leader religiosi e gli scienziati hanno implorato la comunità internazionale di agire rapidamente, affermando: “Le generazioni future non ci perdoneranno mai se sprechiamo questa preziosa opportunità. Abbiamo ereditato un giardino: non dobbiamo lasciare un deserto ai nostri figli.”
L’Appello segue mesi di dialogo, in cui i leader religiosi e gli scienziati si sono incontrati in uno spirito di umiltà, responsabilità e rispetto reciproco per convergere su un dovere morale comune ad affrontare il cambiamento climatico. La diversità dei partecipanti rende questo momento altamente significativo con il potenziale di generare un forte impatto non solo alla COP26, ma anche su circa l’84% della popolazione mondiale che si identifica con una fede.
Il Presidente designato della COP26, Alok Sharma, ha affermato: “Sono onorato di ricevere questo storico appello congiunto mentre esortiamo a compiere progressi verso la limitazione dell’aumento della temperatura globale a 1,5 °C, in occasione della COP26 tra poche settimane. Tutti noi dobbiamo ascoltare le voci di coloro che sono maggiormente colpiti dal cambiamento climatico e spero che le persone di fede continuino ad essere parte integrante di questo dialogo mentre lavoriamo insieme per portare avanti l’azione climatica”.
NOTE
- L’evento e l’Appello in Vaticano sono stati preceduti, nel corso del 2021, da una serie di dialoghi virtuali tra i leader religiosi e gli scienziati. L’evento e i dialoghi sono stati organizzati dalle Ambasciate d’Italia e del Regno Unito presso la Santa Sede, e dalla Santa Sede stessa. Il supporto logistico e per l’organizzazione dell’evento e dei suoi incontri preparatori è stato fornito da Wilton Park, un’agenzia esecutiva del Governo britannico.
- L’incontro Faith and Science: Towards COP26 ha avuto luogo dopo gli eventi preparatori per la COP26 svoltisi a Milano: la Conferenza mondiale dedicata ai giovani “Youth4Climate: Driving Ambition” e la Pre-COP26 (dal 28 settembre al 2 ottobre 2021).
- Il Regno Unito, in collaborazione con l’Italia, ospiterà la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26), a Glasgow, dal 31 ottobre al 12 novembre 2021. Il summit riunirà le parti per accelerare l’azione verso il conseguimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi e della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Nel mese di agosto, Papa Francesco ha nominato membri ordinari della Pontificia Accademia delle Scienze la professoressa Donna Theo Strickland, Premio Nobel per la Fisica nel 2018, Docente di Fisica Ottica presso il Department of Physics and Astronomy dell’University of Waterloo (Canada), la professoressa Ewine Fleur van Dishoeck, Docente di Astrofisica molecolare presso l’Osservatorio di Leiden (Paesi Bassi), e la professoressa Mpilenhe Pearl Sithole, Docente presso l’University of the Free State Qwaqwa Campus a Phuthaditjhaba (Sud Africa).
La Prof.ssa Donna Theo Strickland è nata il 27 maggio 1959 a Guelph (Canada). Si è laureata in Ingegneria alla McMaster University a Hamilton (Canada), e ha conseguito il Dottorato in Fisica, con specializzazione in Ottica, presso la Rochester University (Stati Uniti d'America). Nel 2018, la Prof.ssa Strickland e il Prof. Gérard Mourou sono stati insigniti del Premio Nobel per la Fisica per aver inventato, nel 1985, l'amplificazione a impulsi chirp per laser. Attualmente, è Professoressa di Fisica Ottica presso il Department of Physics and Astronomy dell’University of Waterloo (Canada); Membro del The Optical Society, ove ha ricoperto la carica di Vice-Presidente (2011) e Presidente (2013); Membro della National Academy of Sciences degli Stati Uniti d'America.
Ewine Fleur van Dishoeck è invece nata il 13 giugno 1955 a Leiden (Paesi Bassi). Si è laureata in Chimica all’Universiteit Leiden, conseguendo il Dottorato di ricerca nel medesimo Ateneo. Attualmente è Professoressa di Astrofisica molecolare presso l’Osservatorio di Leiden. Dal 2018 è Membro onorario della Koninklijke Nederlandse Chemische Vereniging. Le sue ricerche riguardano: il trasferimento radiativo della radiazione lineare e continua; le molecole interstellari; l’evoluzione fisica e chimica durante la formazione stellare e la formazione dei pianeti; l’astronomia submillimetrica e del medio infrarosso; i processi molecolari di base.
Mpilenhe Pearl Sithole è nata il 6 dicembre 1972 in Sud Africa. Laureatasi presso l’University of Durban-Westville, ha conseguito un Master e il Dottorato in Filosofia, con specializzazione in Antropologia Sociale, presso l’University of Cambridge (Gran Bretagna). Rientrata in Sud Africa, si è occupata dello sviluppo e della gestione politica delle zone rurali presso l’Human Sciences Research Council, e ha insegnato Antropologia all’University of Durban Westville e all’University of KwaZulu-Natal. Dal 2019 è Docente presso l’University of the Free State Qwaqwa Campus. Nel 2011 è stata insignita del Women in Science Award dal Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Sud Africa, per il suo lavoro come scienziata sociale.
Papa Francesco, nel mese di luglio 2021, ha nominato Membri Ordinari della Pontificia Accademia delle Scienze il chimoco Chien-Jen Chen, Docente di Epidemiologia presso l’Academia Sinica a Taipei (Taiwan) e la professoressa Susan Solomon, Docente di Chimica dell’atmosfera presso la School of Science - Department of Earth, Atmospheric and Planetary Sciences del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge (Stati Uniti d’America).
Il Prof. Chien-Jen Chen è nato il 6 giugno 1951 a Cishan (Taiwan). Dopo aver studiato alla National Taiwan University a Taipei (Taiwan), ha conseguito il Dottorato in Genetica Umana ed Epidemiologia presso la Johns Hopkins University a Baltimore (Stati Uniti d’America). Nel Governo della Repubblica di Cina ha ricoperto le seguenti cariche pubbliche: Ministro della Sanità (2003-2005); Ministro del Consiglio Nazionale della Scienza (2006-2008); Vicepresidente (2016-2020). Il Prof. Chen ha insegnato e condotto ricerche nel campo dell’epidemiologia, della medicina preventiva, della sanità pubblica e della genetica umana. Attualmente è Accademico dell’Academia Sinica a Taipei, di cui è stato anche Vicepresidente dal 2011 al 2015.
La Prof.ssa Susan Solomon è nata il 19 gennaio 1956 a Chicago (Stati Uniti d'America). Nella sua città natale ha iniziato a studiare Chimica all'Illinois Institute of Technology, conseguendo il Dottorato di ricerca in Chimica dell'Atmosfera presso l’University of California a Berkeley. Attualmente insegna Chimica dell’Atmosfera presso la School of Science - Department of Earth, Atmospheric and Planetary Sciences del Massachusetts Institute of Technology a Cambridge, e dirige il Chemistry and Climate Processes Group della National Oceanic and Atmospheric Administration. Il suo nome è collegato alle ricerche che hanno prodotto acquisizioni importanti in merito alle cause del buco nello strato di ozono antartico.
Un progetto per valorizzare la ricerca scientifica e diffonderla sul territorio. E' l'obiettivo del progetto triennale "Open science" della Facoltà teologica del Triveneto, col sostegno della Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, aprendo anche nuovi servizi digitali della biblioteca e divulgando online la rivista Studia patavina.
Il progetto, che si realizzerà nel triennio 2021/2023 grazie al contributo di 150mila euro, fornirà "ai cittadini gli strumenti critici per comprendere e intervenire consapevolmente sulla realtà che li circonda” anche attraverso “la conoscenza come bene comune”, spiega un comunicato.
“La ricerca scientifica – si legge ancora nel documento – ha un ruolo centrale nei processi di innovazione in tutti i settori della vita umana: economico, ambientale, politico-istituzionale, sociale e culturale. Il progetto Open science intende valorizzare maggiormente la ricerca scientifica della Facoltà teologica e la sua diffusione sul territorio, aprendo quanto prodotto all’interno della stessa Facoltà a tutti coloro che possono trarne beneficio”: la “scienza aperta” parte infatti “dal presupposto che la conoscenza sia un bene comune e quindi nessun individuo possa essere escluso dalla sua fruizione”.
Tre le sezioni del progetto: “Open Data: la Facoltà teologica del Triveneto e i suoi Archivi”; “Open Access: progetti per la divulgazione e lo scambio della rivista della Facoltà Studia Patavina”; “Open Educational Resources: la biblioteca della Facoltà: nuovi servizi e ripartenza”.
Scienziati e religiosi a confronto sui cambiamenti climatici in vista della Cop26, che si svolgerà a Glasgow dal 1 al 12 novembre 2021. E' l'incontro “Faith and Science: Towards Cop26”, promosso dalle Ambasciate del Regno Unito e dell’Italia presso la Santa Sede, insieme alla stessa Santa Sede, in porgramma per il 4 ottobre 2021. L’evento vedrà la partecipazione di una quarantina di leader religiosi insieme ad un gruppo di scienziati che la mattina parteciperanno ai lavori in Vaticano, per poi spostarsi nel pomeriggio nella sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.
Papa Francesco ha mostrato il suo “profondo interesse per l’ambiente e la tutela della casa comune fin dall’inizio del pontificato, interesse che è diventato tangibile nella sua enciclica Laudato Sì”, ha detto mons. Paul Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, presentando l'evento alla stampa. Evento al quale è attesa anche la partecipazione del Pontefice: “È molto interessato e coinvolto, sarei sorpreso che non partecipasse all’evento”, ha sottolineato Gallagher riferendosi all’appuntamento del 4 ottobre.
Una data non casuale: è il giorno di San Francesco, il cui “Cantico delle Creature” dà il nome all’enciclica “Laudato sì”, sulla cura del creato; ma è anche l’anniversario della pubblicazione dell’enciclica “Fratelli tutti”, firmata ad Assisi il 4 ottobre 2020. Testi del magistero di Francesco nei quali i cambiamenti climatici e la cura del pianete sono i punti principali. “La tutela della casa comune è un tema per il quale sta crescendo il senso di urgenza. Ogni cosa è connessa e i cambiamenti climatici non hanno confine”, ha sottolineato mons. Gallagher parlando dell’importanza del dialogo tra tutte le parti in campo. «Dobbiamo lavorare uniti, camminare insieme sulla strada verso Glasgow”.
Ma “Faith and Science: Towards Cop26”, ha anche l’obiettivo di approfondire, sviluppare e mettere a confronto la sensibilità per i temi ambientali che accomuna le diverse religioni e tradizioni spirituali e di offrire quindi “un impulso inedito alla Cop26 nell’anno in cui Italia e Gran Bretagna hanno anche rispettivamente la Presidenza del G20 e del G7”, ha spiegato l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Pietro Sebastiani.
“Sarà un’occasione inoltre per promuovere un confronto sui temi ecologici correlati con quelli della giustizia sociale e per riflettere su un modello di sviluppo che non può continuare a produrre un insostenibile costo ambientale e ad accrescere le diseguaglianze sociali ed economiche, aspetti peraltro aggravati dagli effetti della pandemia Covid-19, che ha messo anche in luce le diseguaglianze sull’accesso all’assistenza sanitaria”, ha aggiunto sottolineando che “il cambiamento climatico è anche una questione morale: dobbiamo intensificare con urgenza il nostro agire per rispondere alla minaccia del cambiamento climatico, in particolare per le giovani generazioni e per i paesi e le comunità più vulnerabili”.
“I leader religiosi – ha concluso l’ambasciatore Sebastiani – hanno già svolto in passato un ruolo chiave nel creare le condizioni per il successo della Cop21 di Parigi nel 2015 e molti di loro hanno più volte fatto riferimento alla responsabilità condivisa delle persone di fede di prendersi cura dell’intero Creato”.
“Intraprendere e portare avanti i percorsi di una ricerca interdisciplinare che coinvolga diversi centri di studio per una comprensione migliore di noi stessi, mirando sempre a quell’orizzonte trascendente a cui tende il nostro essere”. Lo sottolinea Papa Francesco in un videomessaggio (clicca qui per vederlo) inviato all’apertura della V Conferenza internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio della Cultura e dalla Fondazione Cura. Nel messaggio, il Pontefice sottolinea l’importanza dell’unione della “riflessione filosofico-teologica alla ricerca scientifica, specialmente nell’ambito medico“. Di seguito il testo completo del videomessaggio:
Cari amici, mi rivolgo a tutti voi che partecipate al Convegno internazionale intitolato “Mente, corpo e anima”, una tematica sulla quale nel corso dei secoli si è impegnata la ricerca per la comprensione del mistero della persona umana. Saluto e ringrazio il Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e gli Organizzatori dell’evento, come pure le Presidenze delle Fondazioni “Cura” e “Scienza e Fede” e i Relatori.
Il vostro Convegno unisce la riflessione filosofico-teologica alla ricerca scientifica, specialmente nell’ambito medico. Questo mi offre anzitutto l’occasione per esprimere la comune gratitudine a chi ha scelto come impegno personale e professionale la cura dei malati e il sostegno dei più bisognosi. In questo periodo nutriamo tutti un sentimento di riconoscenza verso chi si dedica instancabilmente a contrastare la pandemia, che non cessa di mietere vittime e che, allo stesso tempo, mette alla prova il nostro senso di solidarietà e di fratellanza. Ecco perché pensare e tenere al centro la persona umana esige anche una riflessione sui modelli di sistemi sanitari aperti a tutti i malati, senza alcuna disparità.
Il programma dell’evento rispecchia gli elementi fondamentali indicati nel titolo: corpo, mente, anima. Queste tre categorie non corrispondono alla visione “classica” cristiana, il cui modello più noto è quello della persona, intesa come unità inscindibile di corpo e anima, la quale, a sua volta, è dotata di intelligenza e volontà (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1703-1705). Questa visione non è però esclusiva. San Paolo, ad esempio, parla di «tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo» (1 Ts 5,23): è questa una concezione tripartita poi assunta da molti Padri della Chiesa e anche da vari pensatori moderni. Per attenermi alla vostra divisione, mi sembra che il suo grande merito consista nell’indicare che certe dimensioni del nostro essere, oggi troppo spesso separate, in realtà costituiscono tra loro un intreccio profondo e inscindibile.
Lo strato biologico della nostra esistenza, che si esprime attraverso la nostra corporeità, costituisce la dimensione più immediata, ma non per questo la più facile da comprendere. Non siamo spiriti puri; per ognuno di noi, tutto inizia con il nostro corpo, ma non solo: dal concepimento alla morte noi non semplicemente abbiamo un corpo, ma siamo un corpo – e la fede cristiana ci dice che lo saremo anche nella risurrezione –. La storia della ricerca medica ci presenta, a questo riguardo, una dimensione dell’affascinante viaggio dell’essere umano alla scoperta di sé stesso. E non pensiamo solo alla medicina accademica per così dire “occidentale”, ma alla ricchezza delle varie medicine nelle diverse civiltà del mondo. Senza dubbio, le scienze hanno aperto davanti a noi un orizzonte di conoscenze e interazioni che pochi secoli fa non erano nemmeno pensabili.
Il tema del Concorso è "Le motivazioni dell’esplorazione umana nello spazio". Il Concorso è aperto a giovani di nazionalità Europea (stati membri UE ed ESA), di età non superiore ai 35 anni alla data del presente bando, in possesso di un diploma di livello universitario (almeno laurea triennale). L'elaborato dovrà essere inviato entro e non oltre il 30 aprile 2021 alla casella concorso2021@festivaldellospazio.com. Il vincitore/la vincitrice riceverà un premio di 1.200 euro e sarà invitato a presentare un estratto del suo elaborato al Festival dello Spazio 2021.
Per leggere e scaricare il bando clicca qui
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Ci sono anche una suora definita "scienziata dell'amore", un teologo divenuto santo, un astronomo e un biologo "padre della genetica" tra le 60 personalità che l'Unesco ha scelto di ricordare e celebrare nel bienno 2022-2023. Tra pochi mesi, dunque, Gregor Mendel, Teresa di Lisieux, Niccolò Copernico e Nerses il "Grazioso" saranno onorati per aver rappresentato un'eccellenza nell'ambito della scienza, della pace e della comunicazione.
Quattro personaggi del mondo cristiano (un sacerdote, un vescovo, un monaco agostiniano e una suora carmelitana) che con il loro lavoro e la loro vocazione hanno contribuito al progresso e al bene comune di tutto il pianeta. La decisione è oramai pubblica, anche se non ancora validata formalmente (cosa che accadrà a novembre con la conferenza generale dell'Unesco).
A scegliere e proporre i loro nomi all'organismo delle Nazioni Uniti, come quelli delle altre personalità, sono state le nazioni di nascita dei singoli personaggi (Polonia, Repubblica Ceca, Armenia e Francia) di cui nel bienno ricorderemo: Mendel, 200 anni dalla nascita (2022); Copernico, 550 anni dalla nascita (2023), Santa Teresa di Lisieux, 150 anni dalla nascita (2023); Nerses il grande, 850 anni dalla morte (2023).
“Il genio del cristianesimo è quello di far nascere personalità capaci di lavorare in ogni tipo di campo”, il commento di mons. Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede all’Unesco, interpellato dai media vaticani, aggiungendo: "Una cosa interessante nel dibattito che è seguito alla definizione di questi anniversari – dibattito incentrato sul tema dell'educazione alla tolleranza – è che alcuni Paesi hanno cominciato a dire: ma perché parliamo solo della cultura e dell'educazione senza mai parlare di una educazione spirituale e religiosa?”. Il cristianesimo, ribadisce il presule, “ha dato una forma all'Europa” e del resto “San Giovanni Paolo II diceva che una fede che non diventa cultura non è una fede matura”.
Lo scorso 9 marzo ci ha lasciato John Polkinghorne, una delle personalità più attive, conosciute e amate, nel campo degli studi su Science and Religion. Proprio per questi studi, egli ottenne nel 2002 il Templeton Prize. Era nato a Weston-super-Mare, nel Regno Unito, il 16 ottobre 1930. Polkinghorne era un uomo di scienza. Fino all’età di 50 anni aveva lavorato nel campo delle particelle elementari come fisico teorico. Ottenne il dottorato nel 1955, sotto la guida del Nobel per la fisica Abdus Salam, collaborando con quello che era stato il gruppo creato da Paul Dirac. Una borsa post-doc presso il California Institute of Technology a Pasadena, gli consentì di lavorare per un certo tempo con un altro grande nome della fisica del Novecento, Murray Gell-Mann. Negli oltre 25 anni in cui si occupò di fisica delle particelle, Polkinghorne collaborò alla scoperta del quark svolgendo ricerche sulle proprietà analitiche degli integrali di Feynman e sui fondamenti della teoria della matrice-S, che darà più tardi luogo alla contemporanea teorie delle stringhe. Oltre a Cambridge, furono luoghi della sua attività scientifica Princeton, Berkeley, Stanford e il CERN a Ginevra.
Nel 1982 accade qualcosa di nuovo. John Polkinghorne decide di lasciare la sua attività di ricerca nella fisica delle particelle per ordinarsi sacerdote anglicano. A partire da quella data, egli si dedica al lavoro pastorale nella Chiesa anglicana, principalmente in ambiente universitario, presso il Trinity College e poi presso il Queen’s College, a Cambridge (UK), divenendo Presidente di quest’ultimo fino al 1996. Sono questi gli anni in cui approfondisce con entusiasmo e competenza i rapporti fra pensiero scientifico e fede cristiana, giungendo a pubblicare oltre 30 titoli, molti dei quali tradotti anche in altre lingue. Basterà ricordarne qualcuno. Il primo di essi One World (1987), tradotto in italiano da Mondadori con il titolo Scienza e fede, segna la convinzione di base del pensiero: viviamo in un solo mondo, il mondo oggetto delle scienze è anche lo stesso mondo che i credenti sanno creato da Dio, e questo spinge le nostre intelligenze a cercare una visione organica e unitaria della realtà. Ad esso seguiranno molteplici altri volumi, fra cui: Scienza e creazione (1988); Reason and Reality (1991); The Way the World is: the Cristian Perspective of a Scientist (1992); Scienza e Provvidenza: l’interazione di Dio con il mondo (1993); Quark, Chaos e Cristianesimo (1997); Credere in Dio nell'età della scienza (2000); The God of Hope and the End of the World (2002); Science and Religion in the Quest of Truth (2011). Due volumi hanno un particolare valore autobiografico, The Faith of a Physicist. Reflections of a bottom-up thinker (1994) e From Physicist to Priest (2007). Polkinghorne prese parte alla “Society of Ordained Scientists”, fondata nel 1986 da Arthur Peacocke, della quale facevano parte altri scienziati-sacerdoti di confessioni protestante, fra cui Robert J. Russell, fondatore a Berkeley del Center for Theology and The Natural Sciences.
La biografia di Polkinghorne ha qualcosa di unico. La serietà con cui si dedicò ai lavori interdisciplinari su scienza e teologia fu la medesima che aveva accompagnato la sua attività come ricercatore nel campo della fisica delle particelle. La sua ricerca, in un certo senso, non era stata interrotta, ma continuava adesso in un campo nuovo, altrettanto, se non ancor più ampio e profondo. Persona gioviale, ironica, disponibile, conversare con lui fu sempre un grande piacere, per tutti.
Conobbi personalmente John nel 1999, quando mi recai a trovarlo nella sua casa a Cambridge, per invitarlo a partecipare alla redazione del Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede, la cui progettazione avevo iniziato da pochi mesi con Alberto Strumia. Ascoltava con attenzione le linee guida del progetto e accettò di collaborarvi con due voci, Riduzionismo e Meccanica Quantistica. Tornammo a rivederci in diverse occasioni. Particolarmente significativo fu il Convegno Believing in God on the Paths of Science, che potei progettare nel 2004 insieme all’Associazione Oriente-Occidente ad Ancona nel 2004 ed al quale, oltre Polkinghorne, presero parte John Barrow, Bill Shea, George Coyne ed altri importanti studiosi. Nel nostro ultimo incontro, avvenuto a Cambridge nel 2011, in occasione di un Convegno al Faraday Institute, gli chiesi una dedica da apporre sul suo ultimo libro Theology in the Context of Science. Polkinghorne vi scrisse un semplice riferimento biblico del Nuovo Testamento, 1Ts 5:21, dicendomi che tutto quello che aveva da dirmi o da consigliarmi, nei miei studi su scienza e fede, era scritto lì. Aperto il Nuovo Testamento possiamo in effetti leggervi l’esortazione paolina: “Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono”. Questa dedica sintetica conteneva l’idea di saper discernere fra i molti pensieri e contributi che vengono proposti in questo ambito della ricerca, ponderandoli bene, conservando ciò che davvero coopera al progresso della conoscenze, ciò che avvicina alla verità. Proprio a questo, a dirigerci verso una più armonica conoscenza della verità, John ci ha aiutato, con le sue opere e con il suo esempio di vita.
Giuseppe Tanzella-Nitti
© 2021 Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede
Rileggiamo un’intervista rilasciata da John Polkinghorne nel 2004
Interviste a John Polkinghorne offerte dal sito Counterbalance.org
Ancona, 2 dicembre 2004. John Polkinghorne è il terzo da sinistra, in piedi. In sequenza, prima di lui, Flavio Keller, Giuseppe Tanzella-Nitti; dopo di lui: Tullio Manzoni, George Coyne, Fiorenzo Facchini. Seduti: Juan José Sanguineti e William Shea.
È venuto a mancare a Firenze, all’età di 88 anni, Fortunato Tito Arecchi. Era nato a Reggio Calabria l'11 dicembre del 1933. Presidente dell’Istituto Nazionale di Ottica dal 1975 al 2000, Arecchi è stato per molti anni il principale studioso italiano nell’ambito della fisica dei laser e dell’ottica quantistica, ricerche che gli avevano meritato nel 2006 il Premio Enrico Fermi della Società Italiana di Fisica. Dal 1970 al 1977 era stato ordinario di Fisica a Pavia e poi a Firenze, dove mantenne la cattedra fino al 2009. Negli ultimi anni si era dedicato con importanti intuizioni alla filosofia della complessità, alle scienze cognitive e alle neuroscienze. Uomo di ampi interessi culturali e scientifici, l’ambiente intellettuale italiano ricorda Tito Arecchi anche per i suoi studi di ambito epistemologico. Conferenziere appassionato e attraente, aveva pubblicato nel 1990 I simboli e la realtà, un saggio nel quale poneva in luce con intelligenza e spirito didattico le premesse filosofiche del lavoro scientifico, mostrando le insufficienze del riduzionismo scientista. Era membro dell’Accademia Internazionale di Filosofia della scienza di Bruxelles. Tito Arecchi è stato un ricercatore di profonda fede cristiana, che testimoniò con semplicità e chiarezza nei dibattiti o negli interventi che toccavano più da vicino temi di valore esistenziale o religioso. Visse prima di tutto nella sua vita quell’unità del sapere di cui seppe così bene parlare e scrivere.
Si svolgerà nella Città Eterna, dal 13 al 24 maggio 2021, la Summer School organizata dalla Fondazione tedesca Max-Planck-Gesellschaft dal titolo "Cultures of Science and Art in Rome". Per partecipare è necessario inviare la richiesta d'iscrizione entro e non oltre il 15 febbraio 2021.
In questa Summer School si discuterà e si ricercheranno le connessioni tra la scienza e l'arte nella Capitale d'Italia dal 1400-1900. Come città del Papa, Roma è stata un'importante centro religioso e artistico sin dal Medioevo. Forse non tutti sanno però che l'Urbe è stata anche un centro di ricerca scientifica e di visualizzazione della stessa.
Questo fatto è stato sottovalutato a causa della tradizionale, ma ormai superata, opposizione tra religione e scienza, che non si sono mai scluse a vicenda, come dimostrano le attività scientifiche condotte dai gesuiti. Pertanto, questo corso introdurrà Roma come città della conoscenza nei suoi contesti europei e globali.
Guardando in modo specifico alla cultura visiva della scienza, i partecipanti apprenderanno le reti che hanno riunito artisti, collezionisti e intellettuali e come questi e le loro idee hanno influenzato la pratica della scienza.
N.B. Nel caso in cui le restrizioni dovute al Covid-19 rendano impossibile viaggiare in Italia a maggio, sarà offerto un programma online alternativo. Il programma si svolgerà online sole se non sarà possibile eseguire il corso di persona e sul posto.
Data: 13-24 maggio 2021 (15 febbraio 2021 termine ultimo per presentare la domanda d'iscrizione)
Luogo: Roma
Per maggiori informazioni
Presto santo Jerome Lejeune, il medico che scoprì la sindrome di down e che fu il primo Presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Questa mattina, infatti, Papa Francesco, ha autorizzato il decreto della Congregazione per le Cause dei santi che riconosce le virtù eroiche del Servo di Dio Jerome Lejeune, fedele laico, nato il 13 giugno 1926 a Montrouge, in Francia, e morto a Parigi il 3 aprile 1994. Un passo in avanti verso la causa di beatificazione e canonizzazione.
Nel mese di gennaio, Sua Santità Papa Francesco ha nominato membri della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali:
Prof.ssa Jutta Allmendinger, Presidente del WZB Berlin Social Science Center
Nata a Mannheim (Germania) il 26 settembre 1956, ha conseguito il primo grado di Laurea in Sociologia e Psicologia Sociale all’Università di Mannheim; il successivo grado all’Università del Wisconsin (Stati Uniti d’America); ha concluso la Specializzazione e il Dottorato presso l’Harvard University, nel medesimo Paese. Tra il 1992 e il 2007 ha insegnato all’Università Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera (Germania). Dal 1999 al 2002 è stata Presidente della Società Tedesca di Sociologia e, dal 2003 al 2007, ha ricoperto il ruolo di Direttrice dell’Istituto per la Ricerca sull’Occupazione (IAB) di Norimberga. Dal 2007 è Docente di Sociologia dell’educazione e della ricerca sul mercato del lavoro alla Humboldt-Universität di Berlino e, contemporaneamente, è Presidente del WZB Berlin Social Science Center. Inoltre, dal 2012, è Professoressa onoraria di Sociologia alla Freie Universität di Berlino. È autrice di numerosi testi. Ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui il conferimento dell’Ordine al Merito di Prima Classe della Repubblica Federale di Germania, nel 2012, ed il Dottorato honoris causa dall’Università di Tampere (Finlandia) nel 2014.